Siamo abituati a scorgere sempre un solo lato della medaglia, quello più luminoso, che a tratti acceca e abbaglia la vista.
Ma sono due.
Allo stesso modo, è singolo il trono del leader corner su cui siede ogni atleta che taglia il traguardo e viene pervaso di gioia dalla fatidica luce verde.
Ma dovrebbero essere due.
Due, esattamente come gli sci ai piedi di ogni sciatore.
Due, come le lamine ardenti che disegnano ogni traiettoria, lasciando un segno nel manto nevoso. Due scie pretenziose, che ambiscono a tracciare una nuova rotta, quella in grado di cambiare la storia di questo sport.
Due, come i protagonisti di questa storia.
Perché le luci della ribalta sono spesso ingrate, i fasci di luce si irradiano in maniera univoca, elevando il singolo atleta a idolo, eroe.
Dietro le quinte però, si cela nell’ombra colui che in realtà non percepisce questo dualismo come tale, perché di dualismo non dovremmo parlare.È un’ombra che si propaga. È l’ombra di chi contribuisce in maniera determinate al successo, e si serve di quella luce riflessa soltanto perché la notte è buia, e per preparare gli sci serve estrema precisione e meticolosità. Quel successo maledetto, come quella luce, che lui ammira compiaciuto negli occhi del suo protetto.
Lo skiman e l’atleta sono due corpi con un’anima sola, costituita delle stesse essenze.
Passione, desiderio, ambizione.
Gioia e rabbia.
Vittoria e sconfitta.
Nella condivisione di un dialogo incessante e costruttivo, vivono in simbiosi per scrivere una sola storia.
Anche se sono in due.
Fabio Maxenti e Alex Vinatzer.